Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Marcias: Cagliari è il mio set

Fonte: L'Unione Sarda
12 aprile 2010

Cinema. «I bambini della sua vita» con Piera Degli Esposti e una équipe in gran parte isolana

Il regista gira una storia di passioni familiari
Prima ha aspettato il rumore del ciak. «Mai parlare di un film se non sei neppure arrivato sul set». Poi ha preferito attendere il risultato di tre settimane di riprese. «Per capire se il materiale c'era». Nessuna spocchia, magari un po' di scaramanzia e tanta umiltà e rispetto per il lavoro. Solo ora Peter (Efisio per gli amici) Marcias ha deciso di togliere il segreto che copriva il suo secondo film, I bambini della sua vita , un'opera coccolata, seguita con passione e dedizione totale. Perché, in fondo, si tratta di una scommessa nella scommessa: quella di non sbagliare l'opera seconda che è sempre più rischiosa dell'esordio e soprattutto quella di aver voluto portare il film in Sardegna. A Cagliari, con le sue vie e piazze, i panorami e gli interni delle vecchie abitazioni: un teatro naturale, perfetto per una storia d'oggi che incrocia temi sociali forti. Marcias, 32 anni, radici oristanesi, studi cagliaritani, domicilio romano, si è battuto per «giocare in casa». Racconta: «Inizialmente volevo girare a Roma, dove avevo ambientato Un attimo sospesi . Poi mi sono detto, leggendo e rileggendo la sceneggiatura di Marco Porru, sardo anche lui, che la storia combaciava con l'umore, i colori, l'architettura di Cagliari. Se nel primo film i protagonisti erano sempre seduti, sospesi appunto, qui invece l'idea era di riprenderli in cammino, in movimento perenne. Mi serviva una città dalle facce diverse, trafficata ma anche ricca di spazi liberi. Cagliari mi ricorda Marsiglia, un luogo dove esiste un sotterraneo sciame sociale, culturale e morale: sembra immobile ma non lo è».
Del copione scritto da Porru (autore anche della docufiction Ma la Spagna non era cattolica? ), Marcias se n'è subito innamorato, alla base c'è una storia vera, innaffiata da forti passioni familiari. « I bambini della sua vita mette al centro tre personaggi. Una ragazza madre, tossicodipendente ma con uno spirito artistico, che non sa prendersi cura della figlia. Una nonna che si sostituisce a lei, badando alla piccola. Un giovane architetto francese gay, amico della madre, che sente un desiderio di paternità verso la bambina, accudendola con affetto. La piccola è insomma l'oggetto del desiderio di questi tre personaggi. E ognuno va cercando un pezzo di verità della loro vita».
Marcias dice un “pezzo” intendendolo come una tessera di un puzzle dell'anima e dei sentimenti, «perché il film avrà una struttura costruita sul flash back, un gioco di incastri narrativi che, anche quando giro, mi riserva molte sorprese. Nel senso che il montaggio, al quale sto già lavorando, mi offre soluzioni di racconto intriganti. Ecco, sarà un film a scatole cinesi».
Una certezza, però, c'era già durante la lettura del copione, e riguardava un probabile cast. «Sono partito dal volto affascinante di Julien Alluguette che avevo visto in teatro a Parigi dove ha avuto molto successo nella piece Equus . Un attore bello ma davvero bravo. A ruota sono venuti gli altri: la straordinaria Piera Degli Esposti, che ha il ruolo della nonna, ed ha arricchito il personaggio di forti sfumature, e poi Fiorenza Tessari, Carla Buttarazzi, Nino Frassica, Gianluca Merolli. Ma la vera scoperta è Caterina Gramaglia che interpreta Silva, la madre tossicodipendente: una fatina che sembra diventare malefica, un'attrice di cui sentirete parlare». Ci sono anche sardi, naturalmente, come la piccola Giulia Bellu «che aveva debuttato con me in Sono Alice e ormai è lanciatissima. Ma è importante sottolineare che gran parte dell'équipe del film è isolana. La produzione è italo-spagnola, direi anzi sardo-spagnola perché i capitali privati sono della The Janas Pictures di Federico Demontis, hanno dato un contributo il Comune e la Provincia di Cagliari, più il patrocinio della Sardegna Film Commission e Cagliari Film Commission. Sardi sono la segretaria e il direttore di produzione, il fonico Elvio Melas, il parrucchiere Gabriele Cao e la costumista Stefania Grilli e il truccatore, Walter Cossu, che è un grande professionista con un curriculum di prestigio». A dare poi tocchi di qualità il direttore della fotografia Alberto Lopez Palacios, giovane spagnolo al suo debutto, ma con grande esperienza tra spot e videoclip. «Eppoi - aggiunge Marcias - devo molto alla bravura di un artista come Osvaldo Desideri, scenografo già premio Oscar per L'ultimo imperatore . È in Sardegna da dieci settimane, si è integrato nel territorio, ha lavorato tantissimo nella ricerca degli ambienti e si è battuto per averli. È lui che ha voluto la Manifattura Tabacchi e l'ha rivoluzionata, sfruttandola come un teatro di posa: lì abbiamo ricreato la casa di Silvia e una parte di carcere. Sembrava di avere una piccola Cinecittà nel cuore di Cagliari».
La lavorazione è a metà percorso, Peter Marcias per ora è soddisfatto. Certo, intoppi e ritardi ci sono stati ma sono fisiologici quando si gira un film.
Problemi? «Stare attenti ai dettagli, per esempio, perché una parte è ambientata nel 1997 e occorre non inquadrare, in esterno, cose che allora non c'erano». Piccole difficoltà in confronto a quello che invece, confessa Marcias, l'angoscia di più: «Tenere una tensione emotiva e narrativa equilibrata: essendo un film a incastri, tono, colore, recitazione, movimenti di macchina devono seguire una linea immaginaria che conosco solo io. Per questo mi sono dato un comandamento: tenere sempre alta la concentrazione».
SERGIO NAITZA

10/04/2010