Rassegna Stampa

Il Sardegna

Guerra santa del Comune sull'Ici suore e preti non vogliono pagare

Fonte: Il Sardegna
7 aprile 2010

Il braccio di ferro. Dal '98 oltre sessanta ricorsi di istituti religiosi che contestano l'imposta sugli immobili

 Per l'amministrazione gli enti non sono esenti perché offrono servizi commerciali

Roberto Murgia roberto.murgia@epolis.sm

¦ L'esercizio del culto e la cura delle anime, la formazione del clero e dei religiosi, l'educazione cristiana. Ma anche servizi extralberghieri, secondo il Comune. A queste attività sono destinati palazzi, appartamenti e tutti gli immobili cagliaritani di proprietà degli istituti religiosi. Di questi, diciann o v e , i n v i r t ù d e l l a destinazione evangelica, di pagare l'imposta comunale sugli immobili proprio non ne vogliono sapere. È la legge del resto (decreto legislativo 504 del 1992 sulle esenzioni Ici). Senonché son dieci anni che il Comune di Cagliari fa recapitare lo stesso il bollettino Ici agli istituti in questione, perché, nei vari palazzi, scuole eccetera gestiti da congregazioni varie, si svolgono anche attività commerciali. Condizione questa che non libera nessuno dall'obbligo dell'Ici. Neanche i 19 istituti che dal 1998 a oggi si sono appellati alla Commissione tributaria provinciale 60 volte, pur di non pagare l'odiata imposta. Sessanta ricorsi ai quali si aggiungono, in secondo grado, i 12 ricorsi alla Commissione tributaria regionale. Da parte sua il Comune non può far finta di non vedere che la Congregazione “Figlie di San Giuseppe”, solo per fare un esempio, possiede in viale Sant'Avendrace un immobile di 134 stanze. E che molte di queste stanze vengono affittate a studenti universitari. E che vengono erogati cibi e bevande dietro pagamento di corrispettivo. Eppure, quando si è trattato di versare l'Ici, per otto volte le Figlie di San Giuseppe hanno fatto ricorso alla Commissione provinciale, e per cinque alla Commissione tributaria regionale. Un altro esempio: l'Istituto salesiano Don Bosco. L'ultimo ricorso contro l'avviso di accertamento emesso in materia di Ici per l'anno 2003, risale all'anno in corso. In questo caso, come in quasi tutti gli altri, il Comune si è costituito in giudizio. Tre immobili di proprietà dell'istituto, uno in particolare affittato alla facoltà di Giurisprudenza. Ma, sostiene l'Istituto, la destinazione non ha nulla a che fare con attività commerciali. Ancora, la Visitatoria salesiana Madonna di Bonaria: dieci ricorsi all'attivo, due in sede regionale. La congregazione gestisce scuole elementari e medie, una in via Lai.

 Anche in questo caso il Comune di Cagliari ha deciso di resistere in giudizio dinanzi la Commissione tributaria provinciale. L'Istituto infanzia “Bambin Gesù” vanta la proprietà di dieci immobili, tra i quali uno molto grande in viale San Vincenzo 55, dove ha sede l'ospizio San Vincenzo de Paoli. Quattro ricorsi in tutto all'attivo. L'elenco è ancora lungo: i Frati minori conventuali (ultimo ricorso nel 2010), la Parrocchia San Pio X, l'Ente Patrimoniale Unione Italiana Chiese Cristiane, l'Istituto Pia società figlie di San Paolo, Congregazione ancelle della sacra famiglia, Provincia d'Italia Congregazione delle figlie del Cuore di Maria, Congregazione religiosa figlie di Maria Santissima, Congregazione figlie della Carità. Nell'ottanta per cento dei casi, quando (cioè sempre) il Comune ha resistito in giudizio, la Commissione tributaria provinciale gli ha dato ragione. ¦

 Solo chi non fa commercio rimane esente dall'imposta

 Il decreto del 1992

 Ci sono regole precise che prevedono l'esenzione da Ici per gli immobili utilizzati da enti non commerciali. Sono disciplinate dal decreto legislativo numero 504 del 30 dicembre 1992 in materia di esenzioni. Devono ricorrere due requisiti: l'immobile deve essere utilizzato da un ente non commerciale, in secondo luogo gli immobili in questione devono essere destinati esclusivamente alle attività tassativamente elencate dalla norma. E cioè: assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative, sportive.

 A queste si aggiungono le attività di religione e di culto, che sono “quelle dirette all'esercizio del culto e alla cura delle anime, alla formazione del clero e dei religiosi a scopi missionari alla catechesi, all'educazione cristiana”. In una circolare del ministero delle Finanze del 26 gennaio 2009, a proposito di attività di culto, è precisato che l'esenzione Ici si applica solo per gli immobili adibiti alle attività indicate.