Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Noi, incapaci di indignarci»

Fonte: La Nuova Sardegna
27 giugno 2008

VENERDÌ, 27 GIUGNO 2008
Pagina 36 - Inserto Estate


Shel Shapiro in Sardegna per due serate, a Cagliari e a Nuoro




ROBERTA SANNA
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CAGLIARI. Se non vuol essere una delle trite o piatte operazioni nostalgia cosa può fare uno spettacolo sul ’68? «Mettere dei paletti» dice Shel Shapiro - i capelli sempre raccolti nella lunga coda, giacca bianca e fazzoletto da tasca rosso. Aprendo la conferenza stampa di presentazione di «Sarà una bella società - opera teatrale con musica» in scena per il Cedac all’anfiteatro romano il 5 luglio e il giorno successivo a Nuoro - non manca di sottolineare i motivi per raccontare oggi la storia di quelle generazioni. Perché «non si può parlare del ’68 senza ricordare Kennedy, Martin Luther King, la guardia nazionale che spara sugli studenti americani, gli scontri di Valle Giulia».
E neanche gli anni di piombo, dato che il nostro ’68 è durato molto più che negli altri paesi. Più di un decennio, fino alla strage di Bologna del 1980. E forse «è iniziato prima, lo spiego nelle mie riflessioni, quando non eravamo impegnati nell’impegno». Ecco perché insieme alle 38 canzoni - scelte accuratamente tra le più significative degli ultimi cinquant’anni, quasi tutte americane, da Dylan a Springsteen - è necessaria quasi un’ora di narrazione. Autore dei testi nati da discussioni comuni è anche «un acuto analizzatore come giornalista Edmondo Berselli, anche bravo chitarrista». Quindi un «format diverso dai soliti» che ha l’andamento di un «film costruito su flashback ma non è affatto nostalgico: guarda al passato per ripensare fatti reali». Ed è seguito non solo dagli over-quaranta, ma anche da molti giovani, come è accaduto a Roma e Milano. Dunque «non si vuole restaurare» - interviene il produttore Corvino - ma capire «perché tante di quelle cose sono rimaste incompiute». Tanti si sono «venduti». «Non siamo riusciti a comunicare quelle speranze, quei sogni, a trasmettere quelle energie alle nuove generazioni» - ammette Shapiro parafrasando la famosa «Ma che colpa abbiamo noi».
Dall’altra parte bisogna anche difendersi dal revisionismo. «Secondo certi - vedi Sarkozy - tutto il male del mondo dipende dal ’68» - interviene Andrea Frailis di Videolina, che una decina di anni fa ha avuto Shapiro in trasmissione. «Oggi rischiamo addirittura una legge che limita la libertà di opinione». I giovani oggi non fanno molto per cambiare le cose, secondo Shapiro. «Si è persa la capacità di indignarsi».
Considerazioni sconsolanti, che riguardano anche lo specifico della musica, che non dimentichiamo «è una colonna sonora ai pensieri». Le nuove generazioni di musicisti hanno di fronte la «concentrazione del potere mediatico», un paio di Major e l’omologazione televisiva, se non passi di lì non c’è spazio. A «X Factor» alcuni erano bravissimi, ma la tendenza è seguire strade sicure, non rischiare. E non dimentichiamo che «l’Italia è l’unico paese europeo ad avere ancora il Grande Fratello dopo 8 anni!».
C’è il web, sarà sicuramente un’alternativa, uno spazio di libertà in futuro, ma per ora conta percentuali troppo basse. «Loro - aggiunge Corvino riferendosi ai Rokes - andavano liberamente in giro per l’Europa e si sono fatti strada così. Oggi se arrivano quattro ragazzi dall’Est rischiano il foglio di via o la galera». «Non voglio dire era meglio allora, però noi incontravamo gente culturalmente preparata». Come Ennio Melis - sardo, ricorda Shapiro - discografico illuminato e «anti-conservatore» di tanti grandi cantautori italiani da Gino Paoli, Tenco, a De Gregori. Infine, tra i gruppi italiani di oggi Shapiro cita positivamente i Negramaro, e le canzoni di Tiziano Ferro. Vasco ovviamente non si discute, Ligabue «un po’ di più».