Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Stile-Picci, iperrealismo al Lazzaretto

Fonte: L'Unione Sarda
30 marzo 2010

La mostra. A Cagliari fino all'11 aprile con “Il vero dal vero” le opere di due interessanti artisti. A curare l'esposizione Walter Marchionni

Quando i contorni degli oggetti dipinti sono nitidi, i colori restituiti con precisione di rapporti cromatici; quando il soggetto dipinto sembra reale più del reale, siamo di fronte ad un'opera iperrealista, termine, forse un po' troppo abusato, che indica propriamente una tendenza della pittura e della scultura emersa alla fine degli anni Sessanta negli Stati Uniti e consacrata ufficialmente in Europa con la grande rassegna “Documenta 5”, svoltasi a Kassel (Germania) nell'estate del 1972. Il risultato: atmosfere sospese e metafisiche, dettagli maniacali che hanno spesso sull'osservatore un effetto straniante.
Stazione temporanea dell'Iperrealismo - Il vero dal vero - Visti dipingere , è il titolo della mostra, curata da Walter Marchionni, visitabile al Lazzaretto di Cagliari fino all'11 aprile. L'esposizione presenta al pubblico le opere di Francesco Stile e Marco Picci, due artisti molto differenti l'uno dall'altro per formazione, provenienza e temperamento, entrambi, però, iperrealisti.
Francesco Stile, nato a Napoli nel 1965, appartiene a una famiglia di artisti vedutisti. È cresciuto studiando e copiando l'arte del passato nell'atelier del ritrattista Carlo Roberto La Volpe, dal quale ha appreso i segreti dei maestri dell'Ottocento napoletano. E quale scuola migliore che copiare i dipinti dei grandi maestri? Una vera passione, supportata da una rara abilità, gli hanno suggerito di aprire un suo studio e di dedicarsi alla realizzazione di “Falsi d'Autore”. Ma è alla fine degli anni Novanta che Stile scopre le opere iperrealiste del pittore Luciano Ventrone. Nascono le prime nature morte di pulsante e sconvolgente veridicità che inizialmente l'artista colloca in primo piano su di uno sfondo nero, capace di far risaltare la plastica carnosità dei frutti polposi o la preziosa trasparenza dei vetri e dei cristalli. In seguito lo sfondo si schiarisce per aprirsi, infine, alla luminosità del mattino come nel dipinto intitolato Il sole del mattino, una natura morta en plein air, che vive dei riflessi della luce sulla superficie liscia delle prugne. Nei suoi oli ci sono funghi che profumano di terra, fichi che stillano dolcezza, violini che fanno riecheggiare le note di un vecchio spartito.
Autodidatta è il sardo Marco Picci.
Nato a Carbonia, abita e lavora a Perdaxius, nel cuore del Sulcis. Sempre affascinato dalla pittura realista, ha focalizzato la sua ricerca artistica sull'iperrealismo, prediligendo la tecnica ad acquarello, difficile perché non ammette correzioni, ma capace di esaltare, con straordinaria precisione, gli effetti della luce e i colori, luminosi e trasparenti. Come in “Dopo la pioggia” in cui l'artista, con la sublimazione della luce fredda, unisce il cielo, la terra e il mare in un'unica atmosfera umida e rarefatta. Sei le sue opere in mostra che svelano, tra l'altro, un'apertura dell'artista alle problematiche sociali. Le due versioni di “La fabbrica delle incertezze” sono, infatti, un chiaro riferimento alla crisi che le fabbriche del sulcis iglesiente stanno vivendo ormai da troppo tempo.
I due artisti sono, inoltre, i protagonisti di due filmati, realizzati per la mostra, che svelano ai visitatori il procedimento del loro lavoro. «Una sorta di provocazione», spiega Marchionni (in arte Giò Tanchis) «rivolta a quanti dubitano che dietro un'opera iperrealista ci sia la manipolazione di una fotografia». La fotografia serve agli artisti iperrealisti come modello per il soggetto dipinto, ma lo strumento principale è la loro abilità, la perizia e una grande pazienza.
MARZIA MARINO

30/03/2010