Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Zitti zitti piano piano, i bambini vanno all'opera

Fonte: L'Unione Sarda
29 marzo 2010

didattica Le scuole sarde al Teatro Lirico



“Zitti zitti piano piano”, una parola! Metti insieme un migliaio di bambini, moltiplicali per quattro mattinate, sbattili in platea e nelle logge del Teatro Lirico di Cagliari e poi suggerisci loro, dando un titolo rossiniano alla manifestazione, di non far troppo rumore. Non ti ascolteranno. In sala, a luci accese, sono scatenati. Poi il miracolo. E il sospiro di sollievo dei loro insegnanti. Scatenano il primo applauso al buio quando in scena entra lui, Massimiliano Medda, in frac bianco e nero. È lui il mattatore di questa iniziativa del Lirico che si è conclusa ieri mattina, nella giornata internazionale del teatro, ed è cominciata con le parole ufficiali del presidente Napolitano. Un esordio formale, che lascia subito il posto all'incanto e alla fantasia. Entra l'orchestra, entra il coro, entrano il direttore Sandro Sanna e il maestro del coro Fulvio Fogliazza. Spetta a Max spiegare in poche parole il ruolo di ciascuno. Non spiega, non ce n'è bisogno, perché il primo violino, di solito così serio, indossi una parrucca rossa, né perché uno dei violoncelli gli faccia il controcanto con folli riccioli biondi. Il teatro, la musica è (anche) gioco e allora si gioca, con l'aiuto del pubblico. «Chi vuole salire sul palco?», chiede il nostro. E tu ti aspetti il vuoto. Invece no, uno due dieci cento bambini sollevano le mani, entusiasti, saranno venticinque ad essere reclutati, condotti dietro il sipario, truccati, vestiti, mascherati, buttati in scena. I primi, deliziosi, sono quattro piccoli papageni coinvolti da Medda l'Uccellatore e dal bravissimo mimo-danzatore-attore Tamino- Pierpaolo Corda nella giocosità dell'ouverture del “Flauto Magico”. Le maschere che indossano sono quelle degli “Uccelli” di Braunsfield, a teatro non si butta niente. E diventa un gioco, per i (pochi) spettatori adulti, riconoscere nelle gonne variopinte delle zingarelle verdiane i costumi dell'“Orfeo all'Inferno” di Offenbach. O supporre (erroneamente) che appartengano all' “Opricnik” di Ciaikovskij-Vick i mantelli da mamuthones di Medda-Corda nei “Shardana” di Porrino. Protagonista della mattinata con Mozart, Verdi, Donizetti, Rossini, Bizet. È emozionante palpare nell'aria il clima drammatico dell'opera, vedere le nostre piccole comparse inginocchiate offrire la testa al boia. Un momento forte- ma il teatro è (anche) questo - che vira pochi minuti dopo nel Sabba delle streghe del “Macbeth”. In un divertente calderone molto pulp Medda e Corda fanno finire di tutto: anche un bambino reclutato in platea. Lui ride divertito, già complice, meno tranquillo appare qualche compagno delle prime file che se l'è visto rapire sotto gli occhi. È tutto finto ragazzi, ed è tutto meravigliosamente vero. Tornate, e ve ne accorgerete.
MARIA PAOLA MASALA

28/03/2010