Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Con il Quartetto Ysaÿe il fascino e il rigore della musica da camera

Fonte: L'Unione Sarda
29 marzo 2010

Da Schubert a Beethoven



Seguire l'evoluzione della musica per quartetto d'archi nel secolo decimonono non è operazione delle più semplici. Il Quartetto Ysaÿe, ensemble francese nato ventisei anni fa tra le mura del conservatorio parigino, ne traccia una sintesi articolata e, nel suo concerto di sabato scorso a Cagliari, mette assieme musiche di Schubert, Brahms e Beethoven. Nell'appuntamento settimanale con la stagione concertistica del Teatro Lirico, segue motivi e ispirazioni della forma del quartetto d'archi, esplorandone il linguaggio nei suoi diversi aspetti.
Sinonimo di concentrazione e rigore, considerato da Hanslick - il teorico tedesco della musica romantica - il genere nobile per eccellenza della “musica pura”, il quartetto d'archi ha finito per essere assimilato ad ideali di integrità ed ascetismo. Con queste premesse è evidente che il concerto cagliaritano è stato, per i più, di difficile ascolto, anche se non privo di motivi di interesse. A partire dall'esecuzione del Quartetto per archi in si bemolle maggiore D. 112, opera giovanile di Franz Schubert.
Affiatati ed equilibrati nella distribuzione delle parti, Guillaume Sutre, Luc-Marie Aguera (violini), Miguel da Silva (viola), Yovan Markovitch (violoncello), affrontano la musica di Schubert con impegno tecnico e sensibilità.
Una perizia ribadita anche nel Quartetto per archi in do minore op. 51 n. 1 di Johannes Brahms, affrontato con una interpretazione attenta a metter in evidenza gli aspetti di compostezza formale e complessità compositiva. Un discorso articolato con fraseggi di ampio respiro, sottolineando gli elementi di continuità con le musiche del primo Ottocento e anche quegli spunti innovativi che porteranno poi alcuni musicisti del secolo seguente - Schoenberg per primo - a vedere in Brahms un progressista.
In ogni momento il Quartetto Ysaÿe ha un approccio serio e rigoroso, ribadito nel Quartetto per archi in mi minore op. 59 n. 2 di Ludwig van Beethoven, che con un percorso a ritroso nel tempo, conclude la serata.
Un excursus interessante ma sicuramente ostico, che non ha deluso gli appassionati del difficile genere della musica da camera che ne hanno apprezzato i risvolti più intimi e introspettivi, riservando al Quartetto Ysaÿe applausi calorosi.
GRECA PIRAS

29/03/2010