Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

San Bartolomeo, pochi negozi e nessun bus

Fonte: L'Unione Sarda
25 marzo 2010


I residenti denunciano: viabilità non all'altezza e mancano i mezzi pubblici per raggiungere il centro

Gli abitanti: «In questa zona si respira ancora l'aria del paese»
La lamentele riguardano soprattutto il fatto che a Calamosca arriva il pullman soltanto d'estate.
Su paninu imbuttiu po su militari, su civili, s'autista e su velista . Una sintesi efficace quella che appare in un'insegna di legno all'interno dell'unica bottega del quartiere. Perché, storicamente, San Bartolomeo è tutta qui: il rione nel quale approdavano i militari (e i ragazzi che dovevano sottoporsi alla visita di leva), i civili che lavoravano nelle caserme, gli autisti dei mezzi pubblici e gli amanti del mare, stanchi del popolatissimo Poetto.
LA MUTAZIONE Le cose stavano così sino a qualche anno fa. Le cose sono cambiate: gli uomini con le stellette, dopo la dismissione delle servitù militari e la fine del servizio di leva, sono sempre meno. Restano quelli che, negli anni, sono riusciti ad avere la propria casa nel quartiere. «E rappresentano», racconta il bottegaio Giampaolo Usala, «una sorta di deterrente: i malintenzionati, sapendo chi abita da queste parti, preferiscono evitare Calamosca». In compenso, il ripascimento del Poetto ha allontanato molta gente dalla storica spiaggia cagliaritana e l'ha fatta arrivare a Calamosca. «Peccato», sospira Salvatore Frau, pensionato impegnato a percorrere il viale Calamosca diretto verso la spiaggia, «che il Ctm faccia arrivare il pullman sino al piazzale soltanto durante l'estate».
L'ISOLAMENTO Un problema particolarmente sentito da queste parti. Daniele Frau ha aperto a dicembre il suo negozio di modernariato nel piazzale di San Bartolomeo. «Dopo qualche perplessità», racconta, «ho deciso di trasferirmi perché questo quartiere ha qualcosa di particolare: è un posto fuori dal mondo, fuori dal tempo». Quasi uno spaccato di vita antica in pieno ventunesimo secolo. «Recentemente», riprende Frau, «mio padre è stato investito: tutto il quartiere è sceso in strada per dargli una mano. Sembra quasi di vivere la vita di paese». Ma, appunto, c'è il problema di arrivarci. «Nonostante siamo arrivati qui da pochi mesi», racconta, «mi è già capitato di dover aiutare più volte qualche turista: loro, nelle loro carte, hanno segnato il pullman che porta a Calamosca. Ho dovuto spiegare loro che non funziona d'inverno». Un problema per i residenti dell' enclave affacciata sul mare.
LA VIABILITÀ Chi, invece, abita in pieno San Bartolomeo si lamenta della viabilità. «Da una vita», afferma Usala, «ci promettono la rotonda e il doppio senso di marcia. Abbiamo fatto anche una petizione per ottenerla. Sinora non abbiamo visto niente. Peccato, perché, senza questi problemi, il quartiere sarebbe un paradiso». Ma i paradisi non sono di questa terra. «Non c'è il pullman, la fontana non funziona, non ci sono indicazioni», si lamenta Pino Usai, storico calzolaio del quartiere. Lui, nato proprio a San Bartolomeo, non si sente più a suo agio. Per il lavoro, in primo luogo. «Quando c'erano le caserme, non avrei potuto lavorare per i civili, anche se poi, di nascosto, lo facevo. Ma i militari mi davano tanto da fare: pensate che facevo 35 anfibi al giorno». Il disagio maggiore, però, è legato al ricordo del passato. «Da bambino, nonostante fossi povero, questo posto mi piaceva: di sera si scendeva in piazza con le sedie e si arrostiva qualcosa. Adesso, invece, vedo le piccole ripicche che caratterizzano gli altri quartieri».
GLI INCONTRI Forse il prezzo da pagare per uscire dall'isolamento. D'altronde, sino a quarant'anni fa, c'erano cagliaritani che mettevano piede in quel quartiere solo una volta nella vita, in occasione della visita di leva. Adesso le cose sono cambiate. «Abbiamo», dice con orgoglio Usala, «la seconda festa religiosa più importante della città, dopo Sant'Efisio: la festa di San Bartolomeo è molto frequentata». E, da qualche anno, esiste anche un interessante festival letterario. San Bartolomeo è diventato, a tutti gli effetti, un quartiere cagliaritano.
LA PULIZIA Anche se, spostandosi di qualche centinaio di metri, qualcuno vede le cose in maniera diversa. In spiaggia pochissime persone fanno il primo bagno di sole primaverile. «La sabbia», si lamenta Luisa Marras, «non è pulita, soprattutto in questo periodo. Se poi si va sulla parte destra, c'à da mettersi le mani nei capelli: ci sono rifiuti che ritrovo nello stesso punto dopo anni». Problemi legati alle concessioni, alle competenze tra demanio e Comune. «Come accade per le strade», riprende Usala.
CALA FIGHERA Se Usala si lamenta, andando avanti sulla strada, si trovano persone che protestano: negli ultimi anni, Cala Fighera è diventata un'alternativa sia per chi va al mare che per gli amanti della vita notturna. «Ma la strada che porta al nostro locale», racconta Alessandro Mameli, responsabile de La Pailotte, stabilimento balneare e locale notturno, «continua a essere dissestata. Pensate che bella passeggiata sarebbe con la pavimentazione rifatta e con una bella illuminazione. Invece, questa continua a essere una strada da terzo mondo». Si parla da una vita di questo fronte del mare. «Per il momento, mi accontenterei di un cartello che indichi ai turisti dove si trova Cala Fighera».
MARCELLO COCCO

25/03/2010