Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il mondo rovesciato dell'ebreo errante

Fonte: L'Unione Sarda
22 marzo 2010

Eventi. Al Ghetto “Il veggente di Vitebsk” che raccoglie incisioni e litografie sull'Antico Testamento

Marc Chagall a Cagliari: turbamento e felicità tra la scene della Bibbia
Andò a visitarli tutti, i luoghi biblici, Marc Chagall. Israele, Egitto, Siria, Palestina. Solo a Gerusalemme - disse - è possibile vedere un così incredibile misto di gioia e disperazione, di turbamento e felicità. Fu il mercante Ambroise Vollard a commissionargli un ciclo di incisioni sulla Bibbia, corpus che sino al 27 giugno è allestito a Cagliari, assieme a 24 litografie sulla Storia dell'Esodo, nella mostra “Il veggente di Vitebsk”, organizzata dal Consorzio Camù in collaborazione con l'assessorato alla Cultura del Comune di Cagliari col patrocinio dell'ambasciata Belarus in Italia e del Consolato Belarus di Cagliari.
Negli spazi del Ghetto di via Santa Croce si allineano Giuseppe pastore, Giacobbe sul cammello, la tomba di Rachele, il vitello d'oro, la danza di Maria. Saul, Davide, Sansone, l'equo Salomone. Il segno sottile dell'acquaforte ripercorre i passi dell'Antico Testamento in scene che si riempiono di figure morbide, moti ascensionali, piccoli animali. Le opere furono incise tra il 1931 e il 1939, nell'atelier di Maurice Potin e fu lo scoppio della guerra a interromperne la produzione.
LA STORIA DELL'ESODO “Il a été tiré de cet ouvrage deuxcent soixante-quinze exemplairs sur papier Montval”, certifica una scritta d'epoca riportata su un pannello all'inizio del percorso espositivo. Più giù, nelle sale inferiori del Ghetto, è il colore a raccontare “La storia dell'Esodo”. Ventiquattro litografie stampate negli Anni Cinquanta da Tèriade, altro grande editore, fondatore della rivista “Verve”, greco di Mitilene trapiantato a Parigi, il cui vero nome era Stratis Elefteriades.
Le nuove tecniche in policromia permisero a Chagall di accendere con tocchi di giallo, blu, verde spento, arancio, rosso magenta i candelabri a sette braccia, le colombe incoronate, le stelle di David, gli angeli con lunghissime ali. Nella cronologia canonica appare Mosè bambino salvato dalle acque dalla figlia del faraone, e poi condottiero con in mano le tavole della Legge o una spada fiammeggiante, che porta la sua gente nella Terra Promessa.
Il titolo della rassegna si riferisce al paese natale di Marc Chagall. Ovvero a quello stedtl con le case in legno in cui vide la luce nel 1887. Ebreo levita, primo dei nove figli di un commerciante di aringhe, frequentò (grazie all'astuzia di sua madre) le scuole pubbliche e prese lezioni di violino e di canto. “Dovevo cercare una professione particolare, un'occupazione che non mi costringesse a voltare le spalle al cielo e alle stelle e che mi consentisse di trovare il senso della mia vita”. Il ragazzo amava suo padre Zahar ma non accettava i suoi occhi stanchi e le sue mani callose. Non voleva “spostare barili” per l'eternità.
Nel 1907, il giovane, che ancora si chiamava Segal Moyshe, si trasferì a San Pietroburgo e si iscrisse all'“Imperiale società per l'incoraggiamento delle Arti”. A Parigi, dopo quattro giorni di treno, arrivò nel 1910, con pochissimo denaro in tasca e una gran curiosità per i colleghi francesi. Dipingeva su tele usate e al mercato comprava un pezzo di cetriolo per volta. Però a La Ruche conobbe Lèger, Modigliani, Soutine, Delauny. Attratto dal fauvismo, definito in seguito da Apollinaire un artista “surnaturel”, Chagall espose per la prima volta al Salon des Indépendants. Nel quadro “Io e il villaggio” scomponeva in forme cubiste i pezzi della sua anima russa: le mucche, le cupole, gli alberi, i contadini, le donne, le capanne.
MERCURIO SCINTILLANTE Nonostante il “mercurio scintillante” dei suoi pennelli facciano di lui un artista già conosciuto, nel 1914 torna a Vitebsk, sposa Bella Rosenfeld, aderisce alla Rivoluzione d'ottobre, litiga con Malevic che non lo trovava abbastanza realista. Il soggiorno in patria si protrae per otto anni, sino alla partenza - definitiva - per Berlino e Parigi. Ambroise Vollard aveva bottega in Rue Lafitte e tra i suoi clienti Gertrude Stein. Laureato in legge, corpulento, baffuto, il mercante illuminato gli chiede di illustrare le “Anime morte” di Gogol e le “Favole” di La Fontaine. Serie che si aggiungono alle tavole di “Mein Leben” e dimostrano la costante attenzione di Chagall per il processo calcografico.Nonché la versatilità del suo talento.
Nella sua lunga vita e preclara carriera ha disegnato costumi teatrali, murali, vetrate, mosaici, arazzi. Aveva trascorso a Vitebsk solo l'infanzia e l'adolescenza. Ha abitato a lungo negli Stati Uniti, viaggiava per l'Europa, vinceva premi, veniva insignito delle più varie onorificenze internazionali. Ma dai suoi quadri non sparirono mai i galletti, gli asini, i vecchi barbuti con indosso lo scialle sacrale, i musici ambulanti, i rotoli della torah. Né le coppie di innamorati che riflettono la buona riuscita dei suoi due matrimoni (sposò Vava dopo la morte di Bella) e sono parte di un immaginario che è memoria coltivata e protetta.
Marc Chagall si spense a Saint-Paul-de-Vence nel 1985. Ha attraversato un secolo e i suoi sconvolgimenti: “Ho dipinto un mondo a rovescio e tagliato le teste alle mie figure che ho fatto a pezzi e lasciato volare”.
ALESSANDRA MENESINI

21/03/2010