Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Discoteche sicure in città? «Sì, però...»

Fonte: L'Unione Sarda
16 marzo 2010

A Cagliari ci sono una decina di locali regolari ma si balla anche nei circoli privati

Controlli frequenti ma «c'è anche chi non rispetta le norme»

I controlli dei vigili del fuoco e le ispezioni dei vigili urbani per garantire la sicurezza.
«Le discoteche italiane sono le più sicure del mondo», afferma Gianni Casella, presidente regionale dei gestori di locali da ballo. Eppure, quei quattro ragazzi morti, nella notte tra sabato e domenica, a Roma sembrano testimoniare il contrario. «In realtà», puntualizza Casella, «non c'è contraddizione: le discoteche sono sicure. L'incendio di Roma, invece, si è verificato in un circolo privato». Differenza fondamentale per gli operatori del settore. Chi, invece, va a ballare non si preoccupa troppo di capire se un locale rientra in una categoria o in un'altra.
IL PASSATO A Roma, raccontano gli operatori del settore, la situazione è fuori controllo: tanti, troppi locali non sono a norma. E a Cagliari potrebbe verificarsi un evento come quello di sabato notte nella Capitale? «Il rischio», risponde il comandante dei vigili urbano Mario Delogu, «c'è sempre: i controlli ci sono e sono frequenti. Ma può sempre capitare che qualche gestore, rischiando anche provvedimenti penali, non faccia le cose a norma». La situazione, comunque, sembra essere migliorata. «Qualche tempo fa», spiega Delogu, «c'era la moda dei free drink in luoghi improvvisati, privi di qualunque requisito di sicurezza. Per noi era difficile intervenire perché la gente veniva invitata non attraverso i canali tradizionali ma con altri sistemi, come per esempio internet».
LA NORMATIVA Quei tempi sembrano passati. Adesso ci sono un certo numero di discoteche che hanno superato tutti i controlli. E poi ci sono circoli privati nei quali si balla. «Perché», puntualizza Casella, «sino a una capienza di cento persone non serve il certificato prevenzione incendi ma è sufficiente la dichiarazione di un tecnico abilitato e un certificato dei vigili del fuoco». E arrivare a una capienza di cento persone non è facile per nessun club: per la normativa vigente, dieci metri quadri equivalgono a sette persone; dunque, il locale deve superare i 150 metri quadri per essere sottoposto a questo tipo di controlli. «E a quel punto», chiarisce il comandante provinciale dei vigili del fuoco Salvatore Spanò, «noi diamo l'autorizzazione se tutto è a norma».
LA SITUAZIONE Riassumendo, le discoteche cagliaritane sono a norma. E lo sono anche i circoli privati, viste le loro dimensioni: tra l'altro, la maggior parte di questi si limita a proporre musica dal vivo e non serate da ballo. Dunque, rispettano le regole. Eppure anche in città sembra esserci una sorta di “buco nero”: alcuni locali propongono eventi danzanti ma non rientrano nell'elenco delle discoteche. «Noi», riprende Delogu, «ci muoviamo in base alle segnalazioni. Ovviamente, in una città come Cagliari qualcosa può anche sfuggire di tanto in tanto. Ma, appunto, quando veniamo a conoscenza di qualche situazione non regolare, ci muoviamo subito. Per il momento, i problemi sembrano legati soltanto al chiasso fatto dai frequentatori dei locali».
I PRECEDENTI D'altronde, situazioni a rischio se ne sono verificate anche in città o nei dintorni. A parte il cortocircuito che fece molti danni al Libarium (ma quello è un bar e non una discoteca), undici anni fa, i frequentatori di una discoteca dell'hinterland vissero da vicino il panico tipico di quelle occasioni. «All'Aquilone, discoteca all'aperto di Villa San Pietro», racconta Casella, «furono lanciate due fumogeni in piena pista. Incredibile la reazione della gente: pur essendo aperte tutte le uscite di sicurezza, alcune persone, prese dal panico, fecero cose senza senso. Alcuni, per esempio, si rinchiusero in bagno, nella zona che sarebbe potuta essere maggiormente a rischio. E, nella fuga, qualcuno rischiò di calpestare le persone più deboli. Quell'episodio che, fortunatamente, non fece vittime, però, ha finito con il rappresentare un monito per gli operatori cagliaritani del settore».
MARCELLO COCCO

16/03/2010