Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Mercati vecchi e abbandonati

Fonte: La Nuova Sardegna
15 marzo 2010

DOMENICA, 14 MARZO 2010

Pagina 1 - Cagliari



Proposti nuovi prodotti e anche l’apertura domenicale



Le ipotesi avanzate dalla commissione comunale al commercio «Diventino la vetrina dei prodotti locali»

ROBERTO PARACCHINI

CAGLIARI. Aperture domenicali e serali, inserimento nel circuito turistico, centri di costo per ogni struttura e nuovo regolamento: questi i punti centrali del rilancio dei mercati civici cittadini. Se ne è discusso l’altro ieri in commissione comunale alle Attività produttive assieme agli operatori e all’assessore competente Paolo Casu.
«Il primo punto da affrontare - spiega Paolo Casu, Udc, presidente della commissione alle Attività produttive - per il qui ed ora, è quello del regolamento. I mercati civici di Cagliari sono retti da una normativa che risale a mezzo secolo fa, quando il mondo era un altro e quello del commercio completamente diverso dall’oggi». E così le disfunzioni si sommano e, alla fine, chi ne paga le conseguenze maggiori è sempre il cittadino che si reca in questi mercati alla ricerca di prodotti buoni e locali, e a prezzi contenuti. Ma anche gli operatori, insoddisfatti in quanto non vengono nessi nelle consizioni di operare meglio e con maggior profitto.
In città sono cinque i civici: il San Benedetto, il San Bartolomeo per Sant’Elia, quello di via Quirra, l’Is Bingias a Pirri e la struttura delle Scalette di Santa Chiara. Ma solo uno gode di un afflusso continuo, il San Bendetto dove, tra l’altro c’è un mercato del pesce che le guide turistiche includono come luogo da far visitare. Per avere un’idea del ruolo di questa struttura basti dire che è il civico più grande d’Italia e uno dei maggiori d’Europa, e che rappresenta il 50 per cento dell’attività dei mercati cittadini. «Questa struttura e le altre - sottolinea Casu - possono diventare anche vetrine della cultura gastroalimentare della nostra città e della Sardegna. Non si può e non si deve pensare al turismo senza comprendervi anche questo comparto».
All’interno del San Benedetto vi sono 240 operatori, più sessanta all’esterno e l’indotto è tale che, complessivamente, vivono da questo esercizio commerciale circa mille persone. Nello stesso tempo, però, «i civici nel loro insieme hanno bisogno di interventi in grado di valorizzarli in senso moderno».
Nella nuova ipotesi di regolamento è (finalmente) previsto anche il coinvolgimento nella gestione di chi vi lavora. A suo tempo la Giunta e gli uffici comunali avevano giustificato i ritardi nel rivedere le norme di funzionamento di questi esercizi affermando che le disposizioni nazionali non erano chiare e che, soprattutto, stavano cambiando. Ora si è arrivati a una stabilizzazione del settore, da qui l’urgenza di accelerare gli interventi specifici. «Il problema - ha sottolineato più volte Ninni Depau, capo gruppo del Pd - è che un regolamento così vecchio impedisce che ogni mercato individui i suoi punti critici. Ad esempio: c’è un unico “centro di costo” per tutti e cinque gli esercizi. Il che significa che c’è un’unica gestione per tutti. Mentre sappiamo benissimo che ognuno ha dei problemi specifici». L’obiettivo della commissione, spiega Casu, è quello di agire subito su un problema immediatamente risolvibile: il regolamento, appunto. Un fatto che permetterebbe di razionalizzarne la gestione intervendo anche sugli orari di apertura e chiusura.
Oggi il Comune incassa da questi esercizi circa due milioni e mezzo di euro all’anno, ma ne spende quattro e mezzo. E questo, soprattutto in un momento di riduzione dei trasferimenti statali, diventa un freno. Mentre se si migliorasse la gestione (che parte dal regolamento) sarebbe, probabilmente, possibile ridurre: sia i costi per gli acquirenti, che le spese per lo stesso Comune.