Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Spese stellari per lo stop all'accordo del 2000

Fonte: L'Unione Sarda
8 marzo 2010

I danni per i cantieri bloccati si sommerebbero al prezzo dei terreni da comprare sul colle 

Tuvixeddu: rinnegare il contratto costerebbe alla Regione 100 milioni

Non esistono ancora valutazioni ufficiali, ma per comprare le aree del colle servirebbero almeno 50 milioni di euro.
Per capire quali siano gli interessi che ballano sul colle di Tuvixeddu, può aiutare un calcolo elementare: nel 2007, con il blocco dei cantieri Coimpresa ancora fresco, si parlò di un danno quantificabile in 2 milioni di euro al mese. A marzo del 2009 venne ipotizzato dunque un buco di 50 milioni che ora, dopo un anno, naviga serenamente verso i 75-80 milioni di euro, rivalutazione compresa. Soldi che potrebbero essere chiesti attraverso un arbitrato, ipotesi da mettere in bilancio se l'accordo di programma venisse rinnegato. E anche se venerdì Gualtiero e Giuseppe Cualbu hanno parlato di una causa «che corre su un binario parallelo» alla trattativa sul progetto, addirittura «completamente slegata» dalla discussione sul parco e sulle aree da acquistare, questa cifra pende sulla necropoli come una spada di Damocle. Il costruttore potrebbe chiedere la somma alla Regione e la Corte dei conti girerebbe tutto agli amministratori di allora.
Inoltre l'acquisto da parte della Regione di una porzione del colle, per ampliare il futuro parco archeologico e togliere dall'impasse il progetto edilizio bloccato dall'allargamento dei vincoli, non escluderebbe la richiesta di risarcimento danni. Che la Gecopre, altra impresa che stava lavorando nella zona, ha già chiesto più di un anno fa: altri 6 milioni di euro.
I COSTI Domanda: quanto costerebbe alle (magre) casse pubbliche l'acquisto dei terreni sui quali è prevista la costruzione di nuova cubatura? Non esistono stime ufficiali, ma ne circolano da tempo ufficiose e abbastanza attendibili: almeno 50 milioni di euro, valutazione destinata a essere modificata al rialzo più che al ribasso. Anche questi soldi li dovrebbe sborsare la Regione, al massimo con il «concorso finanziario dello Stato», che di solito, però, non apre la borsa facilmente. A questo punto si tratterebbe di realizzare «nel colle così acquisito al patrimonio pubblico», per dirla con l'ordine del giorno votato dal consiglio regionale, un parco archeologico che ovviamente avrebbe un costo. Perché mentre i 23 ettari di percorso verde, più altri 5 in mezzo alle tombe puniche sarebbero arrivati gratuitamente in base all'accordo di programma del 2000, l'eventuale parco “allargato” peserebbe sulle tasche regionali o comunali.
L'IPOTESI Questo significa l'impegno di un'altra manciata di milioni di euro, alla quale si aggiungerebbero i danni, entità fluttuante che parte come detto da circa 80 milioni ma potrebbe diminuire durante la fase di arbitrato. Tradotto: rinnegare l'accordo di programma del 2000 potrebbe costare più di 100 milioni di euro. Senza contare che la convenzione tra Regione, Comune e privati aveva tra i pregi quello di aver cancellato la penale di 40 milioni di euro che il Municipio avrebbe dovuto pagare ai proprietari delle aree di via Castelli, per un esproprio irregolare. Se il contratto venisse meno, tornerebbe a galla anche questa causa milionaria?
IL PROGETTO Nel frattempo i lavori, iniziati nel 2004 e interrotti tre anni dopo, sono a metà. In un'area complessiva di 48 ettari, erano previste 38 ville mono e bifamiliari, 8 palazzi, palestre, piscina, asilo, centro benessere, negozi, uffici e altri servizi, tutti sul versante di via Is Maglias. Al momento del blocco dei cantieri, le imprese avevano completato il 62 per cento del parco archeologico, il 35 per cento della viabilità (era prevista una strada di collegamento tra via Cadello e via San Paolo, su cui si è basato il Puc e dunque lo sviluppo di Cagliari) e circa il 50 per cento delle opere di urbanizzazione. Qualcuno aveva anche già comprato gli appartamenti nelle palazzine di via Is Maglias. Case incastonate in un progetto complessivo che probabilmente non vedrà più la luce.
MICHELE RUFFI

08/03/2010