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Va in scena "Clizia" di Niccolò Machiavelli

4 dicembre 2008, 13:16
Teatro Aflieri giovedì 4 e venerdì 5 dicembre alle ore 17.

La stagione di prosa 2008-2009 organizzata dal Ce.D.A.C. viene inaugurata al teatro Alfieri di Cagliari con lo spettacolo “Clizia” di Niccolò Machiavelli, messa in scena dal Teatro Stabile della Sardegna.
Si parte con i turni M ed S, rispettivamente giovedì 4 e venerdì 5 dicembre, alle ore 17. 

Regia Domenico Ammendola
scene Cecilia Tiberti
con Maria Grazia Bodio e Luigi Tontoranelli
e con Lia Careddu, Corrado Giannetti, Francesca Falchi, Paolo Meloni, Isella Orchis, Maria Grazia Sughi, Marco Spiga

L’idea di rappresentare Clizia nasce dall’esigenza di portare in scena un testo desueto, che vive all’ombra del più famoso testo machiavelliano la Mandragola, ma che è estremamente vivo e permette di confrontarsi con tematiche sempre attuali, oggi più che mai, in questo clima di caos morale ed etico.

Clizia, scritta probabilmente nel 1525 in occasione del matrimonio fra Maria di Filippo Strozzi e Lorenzo Ridolfi, piacque subito: la struttura dell’opera è fedele all’idea rinascimentale di letteratura e di filosofia, e nella sua semplicità è contemporaneamente efficace e alta. Come spesso accade per le cose semplici, si sospetta di banalità o di poca originalità (per altro dichiarata dal Machiavelli stesso poiché l’opera è una riscrittura dalla Casina di Plauto). In effetti la trama non è complessa, ma al contrario questa è la sua forza poiché permette una messinscena aristofanesca in cui lo stesso autore sperava. Le possibilità comiche sono molte e di grande acume e permettono delle contaminazioni contemporanee che spesso opere molto più complesse non permettono. Ed è proprio in quella direzione che abbiamo pensato i personaggi e tutta la messinscena. Pur rimanendo sempre fedeli al testo (non si dirà mai qualcosa che non fu scritta da Machiavelli stesso) e contestualizzando l’opera nel cinquecento, abbiamo cercato di fare uno spettacolo del XXI secolo.

La storia è ambientata in una piazzetta dominata dalla casa di Nicomaco (il protagonista), da quella di Damone (suo amico e complice) e dalla chiesa. L’architettura dei tre edifici segue le tendenze rinascimentali del 500 fiorentino cercando di valorizzare l’invenzione della prospettiva, offrendone però una visione in qualche modo “sghemba”,“distorta”, come distorta può essere la percezione del testo a una lettura poco approfondita. Ogni edificio segue un suo schema prospettico particolare, così come ogni personaggio segue i suoi intenti e persegue i propri obiettivi.

La scommessa, dunque, è quella di sottoporre ad un pubblico eterogeneo fatto di adulti ma anche e soprattutto di ragazzi in età scolastica, uno spettacolo di teatro rinascimentale, cercando di far apprezzare quello che spesso per superficialità si ritiene noioso e vecchio. L’intento, quello di divertire e nello stesso tempo informare, con qualcosa di, in qualche modo, abnorme rispetto al gusto, ai ritmi, all’immaginazione dei nostri giorni.

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