Eventi

Riverrun performing arts a Cagliari

24 ottobre 2011, 10:05
I Pathosformel per un progetto triennale sulla contemporaneità

Parte 2 di 2

Documenti Allegati

Note sugli spettacoli

La timidezza delle ossa

Daniel Blanga Gubbay, Paola Villani
produzione: pathosformel
in collaborazione con: sezione autonoma Teatro Comandini, Cesena
menzione speciale: Premio Scenario 2007
premio UBU speciale 2008

 

Sulla superficie bianca riaffiorano quelli che sembrano essere resti umani o reperti di una civiltà sepolta: frammenti che si affermano in rilievo, che sembrano sbocciare da questa materia lattea per generare un bassorilievo in continuo movimento.

Setto nasale, femore, nocche e scapole sono scomposti ed esposti attraverso un’epidermide talmente sottile da non riuscire più a celare nulla: sono apparizioni che privilegiano gli spigoli delle ossa e comprimono la forma della carne, modificando la percezione del corpo fino a creare una sorta di danza radiografica. Del corpo umano rimane così la sola struttura portante e spariscono fisionomia, tratti distintivi e carne.

E ogni volta che il corpo si distacca, i rilievi vengono nuovamente inghiottiti dall’indifferente omogeneità del telo, come dettagli di un ricordo che si va lentamente perdendo; i frammenti divengono i caratteri di una nuova forma di scrittura che non può lasciare traccia o testimonianza

 

Volta

Daniel Blanga Gubbay, Paola Villani
in scena: Roberta Locci e Monica Serra
produzione: pathosformel/riverrun

In uno spazio scuro, si alternano i corpi neri parzialmente coperti da un sottile strato di cera bianca, simulacro della carne e supporto unico della visibilità. Gli arti e i frammenti del corpo sono visibili unicamente nelle parti coperte di cera, mentre spariscono - nelle parti libere - agli occhi dello spettatore. Il corpo nasce, ricoprendosi d’improvviso del materiale che lo renderà visibile in scena; si muove, compiendo movimenti attraverso i quali gli arti sembrano riguadagnare valore singolarmente: pezzi di corpo che creano un ritmo scenico, pur mescolandosi nel faticoso tentativo di ricostituire continuamente un’anatomia nota. Seguendo traiettorie orbitali, i corpi attraversano la scena, alternando rivelazione e sparizione; s’incontrano dando luogo ad esseri nuovi, generati dalla somma degli arti comuni rimasti visibili. Al di là della continua metamorfosi a cui la visibilità del corpo è assoggettata, esiste una seconda trasformazione, di natura irreversibile. Attraverso il movimento la cera si sgretola, trasportando il corpo in una sparizione progressiva. Le scaglie abbandonano il corpo, si distaccano lentamente o esplodono in frammenti minuscoli. Allo sparire del corpo corrisponde così la nascita progressiva di una nuova galassia in terra: pezzi candidi disseminati sul palco fino a formare un nuovo firmamento di origine umana.

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