Eventi

Franco Oliverio, medico e uomo

Autore: Ilaria Tarabella,
16 aprile 2010, 12:56
Una piazza dedicata al compianto medico cagliaritano.

“Era un medico fuori dagli schemi, che amava aiutare il prossimo senza sottostare ad alcun canone. Ha dato una mano d'aiuto a migliaia di cagliaritani, senza mai chiedere niente in cambio.” Sono state queste le parole di Emilio Floris in ricordo di Franco Oliverio, dottore scomparso sei anni fa, a cui stamattina è stata intitolata la piazzetta davanti alla chiesa parrocchiale di Sant'Elia. Ad accompagnare il Sindaco durante l'inaugurazione, erano presenti l'Assessore alla Pubblica Istruzione Edoardo Usai, e il Capo Area Servizi al cittadino Ada Lai.

Oltre ad essere Diabetologo e Primario del reparto di Gastroenterologia nell'ospedale Brotzu di Cagliari, Oliverio era anche profondamente impegnato nel campo sociale, sempre in prima linea per aiutare i meno fortunati.
Egli era un uomo, oltre ad essere uno stimato medico, che ha dedicato gran parte della sua esistenza nella lotta contro le tossicodipendenze. Ha saputo far rivivere la figura indimenticabile del “medico dei poveri”, facendosi prossimo a tutti con grande sollecitudine e competenza, mai ingiallito dagli esempi del passato, ma assolutamente aggiornato, e ha saputo farsi carico, come uomo e come medico, dei tanti senza voce e senza diritti che popolavano la parte debole della città. La sua costante presenza nei quartieri più difficili, e l'empatia che dimostrava nei confronti delle problematiche che di volta in volta gli si presentavano, lo hanno reso una figura esemplare, di cui la città di Cagliari dev'essere orgogliosa e grata. Infatti, non è un caso che la scelta della piazza a lui dedicata sia caduta proprio su un quartiere, Sant'Elia, dove Oliverio era solito dedicarsi alle sue azioni di “medico amico”. Fin dai primi anni 70 egli è stato la memoria storica delle generazioni che si sono succedute di carcerati, emarginati, e specialmente di quel povero “sconfinato” che è il tossicodipendente: ha collaborato con le prime comunità di recupero create a Cagliari e, là dove poteva, metteva in campo la sua capacità di umanizzare persone e strutture,che di solito erano refrattarie a tali situazioni.

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