Comunicati stampa

I centri storici dopo il xx secolo

14 aprile 2016, 15:52
Convegno venerdì 15 aprile, alle ore 17 nell’Aula Magna di Architettura in via Corte d’Appello a Cagliari.

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Nell’ambito del programma Cagliari - Strategie metropolitane - Progetto e storia, condiviso tra il Comune e l’Università, si confronteranno venerdì 15 aprile, alle ore 17 nell’Aula Magna di Architettura in via Corte d’Appello, Stefano Musso, Carolina Di Biase e Antonello Sanna,  in un Convegno che ha come titolo “La materia dei centri storici, dopo il XX secolo”.

Si parlerà del rapporto tra identità e innovazione e di come alcune esperienze su edifici e luoghi dentro i centri storici siano capaci di stimolare il confronto sui valori e sulle culture, tutto ciò, dentro il “palinsesto” stratificato e poi modificato dai processi sociali e culturali.


“…puoi progettare il futuro solo se hai dei ricordi…La memoria costruisce il racconto del nostro passato, cioè ci dà un’identità…” (Suzanne Corkin, Prigioniero del presente, 2015)

Questa folgorante affermazione di Suzanne Corkin - la scienziata che ha studiato il caso di H.M., al quale negli anni ’50 un intervento “sperimentale” aveva asportato i centri della memoria a lungo termine - ci rafforza nella convinzione che i “monumenti”, soprattutto quelli collettivi come i centri storici, sono non solo metaforicamente il presupposto ineludibile del progetto di futuro: “…Il nostro concetto dell'Io è un amalgama fra i nostri ricordi del passato e del presente e i nostri progetti per il futuro…”
Su questo terreno si può finalmente pensare di costruire frammenti possibili di scenari alternativi a quella che Bauman definisce, nel mondo globalizzato, come la deriva verso una definitiva irrilevanza dei luoghi, attraverso un nuovo modello di sviluppo basato sulla ricerca e l‘innovazione sostenibile socialmente, storicamente, culturalmente fondata sulle identità.
Poiché però constatiamo quotidianamente che il divorzio tra il luogo, la storia e il progetto si è andato consolidando in molti modi diversi ma convergenti, questa ipotesi di lavoro richiede un confronto ad ampio spettro tra specialismi, esperienze e culture, con l’obiettivo di “alzare l’asticella” del dibattito e dell’elaborazione sulla città. 
 

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