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Povertà ed esclusione sociale in Sardegna

Autore: Giuseppe Scriva,
24 novembre 2015, 14:41
Presentati i dati sulle situazioni di disagio osservate nei centri di ascolto Caritas.

Si è svolto questa mattina (24 novembre), nell'Aula consiliare del Palazzo Civico di via Roma, l'incontro con cui la Delegazione Regionale Caritas ha presentato alla stampa il Report 2015 su Povertà ed Esclusione Sociale in Sardegna. Più di 6800 persone sono state ascoltate nei centri Caritas delle varie diocesi dell'Isola, di cui circa 72% erano italiani. É questo il campione su cui il Servizio Studi e Ricerche della Caritas ha elaborato il documento. Le richieste, i bisogni e gli interventi sono stati più di 3500 e hanno riguardato principalmente sussidi economici. Il sostegno è andato sia a persone senza reddito, come i disoccupati, sia a occupati o magari pensionati che però non hanno un introito sufficiente per poter sostenere tutte le loro spese. Oltre alle richieste di cibo e beni materiali, sono stati registrati in costante crescita le richieste sanitarie sopratutto per l'acquisto di farmaci.

Raffaele Callia, Responsabile del Servizio Studi, ha presentato nel dettaglio il Report di quest'anno. “L'idea di questo studio- ha affermato - è quella di fornire informazioni in maniera diversa rispetto magari all'ISTAT, in quanto i nostri dati vogliono raccontare storie di vita e non solo numeri”. Lo studio riguarda il 2014 e i primi sei mesi del 2015. Il primo tema analizzato e quello dell'indice di povertà relativa in Sardegna che, tra il 2013 e il 2014, è rimasto fermo al 15,1% e, insieme ad altri fattori, è stato da alcuni considerato uno spiraglio di ripresa economica. Questo non deve però ingannare. Infatti la provincia di Carbonia-Iglesias, per esempio, continua ad essere quella con il maggior tasso di disoccupazione giovanile in Italia.

Dallo studio sono poi emerse alcune peculiarità riguardo le persone che hanno fatto richiesta di aiuto. Il profilo di chi è stato ascoltato nei vari centri dell'Isola è quello di persone aventi un'età lavorativa media di 46 anni. La maggior parte di questi vivono in famiglia e sono, anche se di poco, più appartenenti al genere maschile che a quello femminile. “Questo dato- ha spiegato Callia - può essere spiegato in parte con la crescita di disoccupazione maschile degli ultimi anni, dall'altra con l'aumento di genitori separati e divorziati”.

All'incontro con i giornalisti è intervenuto anche l'assessore alle Politiche sociali comunale, Luigi Minerba, che ha espresso il suo sostegno a questo tipo di iniziative in quanto “I dati sulla povertà riguardano il vivere quotidiano di tutti e possono offrire spunti importanti per l'opera dell'Amministrazione”. La povertà è un tema su cui inevitabilmente Cagliari si deve confrontare. Lo stesso Minerba indica la via da seguire: “Ben vengano dibattiti e confronti, perché possono aiutare a mettere in campo risorse umane e materiali per risolvere questo tipo di problemi”.

“Una mole di lavoro che aiuta comprendere la consistenza dei problemi della società”, così ha definito lo studio della Caritas l'Arcivescovo di Cagliari Arrigo Miglio. Nonostante il mondo del volontariato sardo, rappresentato da organizzazioni cattoliche e da enti laici, sia un fiore all'occhiello dell'Isola, Miglio ritiene che è comunque necessario “Far crescere questa cultura della condivisione, in modo da poter diventare un laboratorio virtuoso ed essere un modello magari esportabile in altre regioni”.

In rappresentanza della Caritas è intervenuto don Marco Lai, direttore e delegato regionale dello stesso organismo pastorale della CEI. Don Lai ha spiegato come la scelta della sede per la presentazione dello studio non sia stata casuale “Il Palazzo Municipale è la Casa Comune, il luogo che rappresenta la città. Inoltre- ha proseguito - la Caritas diocesana collabora ormai da molti anni con il Comune su diversi progetti”.

“Una raccolta di dati che non deve essere fine a se stessa”. Sono queste le parole di Mons. Giovanni Zedda riguardo il report sulla povertà. Il Vescovo della Conferenza Episcopale Sarda ha ricordato come questo studio sia un strumento per mezzo del quale “Politica, imprenditori e sindacati devono affrontare il problema della povertà”. La pubblicazione di questi studi è quindi importante per il ruolo di informazione sociale. “Nessuno può dirsi estraneo ai fratelli in difficoltà, la nostra comunità deve conoscere per maturare consapevolezza e- conclude Mons. Zedda- conoscere quale sia la situazione reale della nostra società”.

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