Eventi

“Thalassaki”: viaggio transfrontaliero fra le sponde del Mediterraneo

Autore: Enrico Marongiu,
6 ottobre 2015, 16:03
Tra cinema, teatro, danza, letteratura e pedagogia, è ricco il calendario di appuntamenti dedicato a coloro che “Non sono arrivati”. A Cagliari tra ottobre e dicembre.

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Giovedì 8 ottobre alle ore 19 nel Cinema Odissea al civico 84 di viale Trieste entra nel vivo il progetto “Thalassaki – Storie di vita di un piccolo mare”. Inaugurato lo scorso 10 settembre a Villa Muscas, il progetto prosegue nel suo itinerario artistico e culturale con un calendario ricco di appuntamenti che si snoderanno tra ottobre e dicembre alternandosi all’interno di quattro aree tematiche: Cinema del Piccolo Mar, Trame del Piccolo Mare, i mercati che danzano e Pedagogia.

Il progetto, uno fra i tanti della rete finanziata da Cagliari Capitale Italiana della Cultura 2015, è stato presentato martedì 6 ottobre 2015 nel Palazzo Civico di via Roma. Insieme agli organizzatori è presente anche l'assessora Enrica Puggioni che parlando dell'importanza del Mediterraneo ha sottolineato come il mare che circonda la Sardegna rappresenta non soltanto “Un'idea per superare l'isolamento e ricucire il nostro territorio, le sue comunità, esperienze e luoghi”, ma anche “Punto di passaggio tra le sue due sponde”. E, considerando la crisi umanitaria che in questo momento storico imperversa nel Mediterraneo, “Ora come non mai – ha aggiunto l'assessora - noi ci teniamo ad essere una sponda ospitale e accogliente. Una casa che non vuole lasciare indietro nessuno”.

All'incontro con la stampa hanno preso parte anche Maria Paola Zedda, direttore artistico di “Cagliari capitale italiana della cultura 2015”, Tiziana Medda, presidente di Spazio 2001, Saverio Gaeta, presidente di Prohairesis / Leggendo Metropolitano e Babak Karimi, l'attore e regista iraniano protagonista della serata di giovedì 8. Tra loro c'è anche Francesco Origo, direttore artistico del Progetto che ha spiegato il simbolo dell'iniziativa “Un frammento di stoffa appartenente tipico delle donne somale. Un frammento anonimo fatto di fili, simboli e colori del mediterraneo appartenuto a chissà chi”. Insomma un modo per dedicare attenzione a tutti coloro i quali “Non sono arrivati”, ma anche un'opportunità, un progetto per far “Dialogare fra loro elementi e culture diverse”, come i fili annodati di quel frammento.

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