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Movimento Se Non Ora, Quando? Le donne vogliono la A

4 marzo 2015, 09:25
Declinare al femminile: sarebbe un utile passo della pubblica amministrazione per il riconoscimento della differenza di genere.

Le donne, presenti oggi in tante professioni vogliono la A, chiedono di essere riconosciute.

Un uso più consapevole della lingua italiana contribuisce a una più adeguata rappresentazione pubblica del ruolo della donna nella società, a una sua effettiva presenza nella cittadinanza e a realizzare quel salto di qualità nel modo di vedere la donna che anche la politica chiede oggi alla società italiana.

Per questo 8 MARZO, in tutta Italia, il movimento di Se Non Ora, Quando? chiede alle Istituzioni, alla Pubblica Amministrazione , alla scuola, alla politica, all’informazione di usare il femminile ogni volta che si parla di una donna, qualunque ruolo o incarico professionale ricopra, per contrastare quell'uso del maschile come neutro, inesistente nella nostra lingua, che annulla il femminile screditandolo.

Oggi le donne occupano ruoli decisivi in politica, nelle istituzioni e nel mondo del lavoro, ruoli fino a poco tempo fa appannaggio solo degli uomini. Tuttavia si continua a fare resistenza nel declinare al femminile e a parlare di loro al maschile in nome di un presunto "neutro", che la lingua italiana non ha.

Non si usa dire: ministra, deputata, funzionaria, ingegnera, assessora.

Di contro e' normale dire commessa, postina, operaia, infermiera.

Basta applicare le regole dell'italiano per il femminile per dar conto della loro presenza.

Maestro-maestra, chirurgo-chirurga, sindaco-sindaca, avvocato-avvocata: in italiano le parole che finiscono in “o” al femminile prendono la “a”. Restano invariate le parole che finiscono in “e” ma prendono l'articolo femminile (a titolo esemplificativo la giudice, la presidente…).

Lo dice la grammatica italiana, lo sostiene anche la prestigiosa Accademia della Crusca.

Le donne, presenti oggi in tante professioni vogliono la A, chiedono di essere riconosciute.

Siamo convinte che sia un passo necessario per garantire la rappresentazione dei due generi di cui e' fatto il mondo: le donne non sono l'altra metà del cielo, sono una delle due metà.

Rappresentarle e definirle in modo corretto favorira' il superamento degli stereotipi che ostacolano la crescita culturale e sociale del nostro paese.  Crediamo che la reale parità dei diritti e delle opportunità passi dal riconoscimento delle differenze del genere.

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