Sarebbe bello che l’occhio non si assuefacesse mai, che lo sguardo potesse godere appieno degli angoli reconditi e nascosti che la città di Cagliari regala al curioso “spettatore” e che, staccato lo sguardo dall’orizzonte limitato dai palazzi, riuscisse a perdersi verso gli stagni.

Questo è quel che può accadere se, passeggiando lungo il viale Trieste, a cavallo fra il quartiere di Stampace basso e Sant’Arennera, il neo-esploratore superasse alcuni locali di foggia contemporanea dove l’occhio fugge veloce ed entrasse in uno spiazzo dove si erge la Chiesa di San Pietro dei Pescatori.

La chiesa sorge in un'area utilizzata come necropoli in età paleocristiana.

Il titolo Sancti Petri de Piscatori risulta tra i possedimenti dei monaci benedettini dell'abbazia di San Vittore di Marsiglia dal 1089, quando la chiesa venne loro donata dal giudice di Cagliari Costantino Salusio II.

L’edificio a impianto romanico con successivi rimaneggiamenti di gusto gotico, può essere datato tra l'XI e il XIII secolo.

La facciata in pietra calcarea è a capanna, divisa in tre specchi tramite quattro lesene a fascio.

Al centro si apre il portale architravato, con arco a tutto sesto,

L’interno semplice è costituito da una navata unica, con copertura lignea a capriate,  l’abside semicircolare è orientata a est.

La chiesa è affidata al Gremio dei Pescatori e tale affidamento non è casuale, essendo il tempio costruito a ridosso dello Stagno di Santa Gilla, luogo simbolo per i Pescatori “Casteddai”.

E’ proprio durante “l’ascensione” al potere dei Giudicati Sardi, che si “emancipano” dall’Impero Bizantino e rientrano nella sfera Occidentale dei nuovi poteri Carolingi e Merovingi, che gli stessi Giudici chiamano a raccolta i Vittorini e i Benedettini per la messa in opera di cantieri tesi a costruire alcune delle più importanti costruzioni religiose dell’epoca. Nella sua semplicità San Pietro dei Pescatori è un baluardo di una storia della Sardegna che ancora ha molto da rivelare.