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Esito scenico di fine laboratorio “Confusioni” di Alan Ayckbourn

13 maggio 2009, 12:46
Venerdì 8 e sabato 9 maggio ore 21 al Teatro Club di via Roma a Cagliari.

Venerdì 8 e sabato 9 maggio ore 21 al Teatro Club di via Roma, 257 a Cagliari l’esito scenico di fine laboratorio “Confusioni” di Alan Ayckbourn. Libero adattamento e regia sono di Marta Proietti Orzella. Con gli allievi del laboratorio “L’atto teatrale” e la partecipazione straordinaria di Tino Petilli.

Lo spettacolo:
Confusioni accomunate da personaggi buffi e un po’ “svitati”; situazioni che presentano diverse sfaccettature dello stesso tema: l’incomunicabilità. E’ infatti davvero uno strano paradosso che, nella nostra società mass-mediale, uno dei mali che più ci affliggano sia proprio la difficoltà di comunicare in modo autentico. Ed è proprio su questo paradosso che l’autore Alan Ayckbourn fa leva per scatenare le risate degli spettatori, senza rinunciare ad un pizzico di riflessione. Dietro al ritratto comico dell'ordinario, esplodono conflitti latenti: nevrosi, incomunicabilità, tradimenti.
“Confusioni”, un testo di Alan Ayckbourn, che ha già riscosso grandi successi in tutta Europa. Messo in scena per la prima volta a Londra nel 1974, è ormai ritenuto un classico del teatro brillante inglese. Si tratta di una commedia composta da 5 atti unici (dei quali ne interpretiamo 2) che attengono alla realtà dei difficoltosi rapporti interpersonali, ai codici di comportamento sociale, all’incomunicabilità tra gli individui. Così in “Figura materna”, una casalinga imprigionata dalla maternità piccolo borghese, non riesce a vedere altro che bambini intorno a sé, finendo col trattare come tali anche gli adulti, che finiscono per esserle accondiscendenti (teatro dell’assurdo). In “Due chiacchiere al parco”, d’ispirazione beckettiana, quattro personaggi cercano invano di fuggire la solitudine sperando di trovare nel vicino di panchina qualcuno di solidale ai propri drammi esistenziali. I personaggi, ignari del ridicolo che li caratterizza, vengono esaminati con uno sguardo attento alla loro sostanziale impotenza a comunicare, alla banalità della vita quotidiana, alla solitudine che regna sovrana nella vita di ognuno. Argomenti che sembrerebbero adattarsi più ad un dramma che ad un’opera comica, ma è caratteristica dell’autore quella di creare situazioni paradossali e giocare col teatro dell’assurdo per affrontare con umorismo sottile ma coinvolgente tematiche serie come la precarietà del matrimonio, i problematici rapporti tra uomini e donne, l’egoismo e il narcisismo delle nevrosi.

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