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Aquiloni Spettacolo di e con Paolo Poli al Teatro Massimo di Cagliari

7 gennaio 2014, 08:44
In scena da mercoledì 8 a domenica 12 gennaio. L'artista incontra il pubblico alla Mediateca del Mediterraneo venerdì 10 gennaio alle 17.30, con ingresso libero.
Aquiloni
Aquiloni

Aquiloni
due tempi di Paolo Poli, liberamente tratti da Giovanni Pascoli

con Paolo Poli
e con Fabrizio Casagrande, Daniele Corsetti, Alberto Gamberini, Giovanni Siniscalco

scene Emanuele Luzzati
costumi Santuzza Calì
musiche Jaqueline Perrotin
coreografie Claudia Lawrence
regia Paolo Poli

Fascino e declino di una civiltà in un delicato volo di “Aquiloni”, con la cifra inconfondibile, l'eleganza, la gentilezza e la soave crudeltà di un artista poliedrico come Paolo Poli, irriverente e coltissimo, autentico maestro della scena e insieme per sempre “irriducibile”, per amore della trasgressione o forse meglio di libertà, in tournée nell'Isola sotto le insegne del CeDAC con il suo nuovo spettacolo, liberamente tratto dalle opere di Giovanni Pascoli.

Divertissement raffinato e coinvolgente, quasi un racconto per quadri impreziosito dalle evocative scenografie di Emanuele Luzzati, e intessuto di versi e celebri romanze, arie e canzoni d'epoca, “Aquiloni” debutterà mercoledì 8 gennaio alle 20.30 (Turno A) nel cartellone de La Grande Prosa al Teatro Massimo di Cagliari (repliche giovedì 9 gennaio alle 20.30 (Turno B), venerdì 10 gennaio alle 20.30 (Turno C), sabato 11 gennaio alle 20.30 (Turno D) e infine domenica 12 gennaio alle 19 -  Turno E); per approdare poi nel Nord Sardegna, sul palco del Nuovo Teatro Comunale di Sassari martedì 14 e mercoledì 15 gennaio alle 21 e infine  giovedì 16 gennaio alle 21 all'Auditorium Comunale di Arzachena, dove aprirà  la Stagione 2013-14 del CeDAC.

INCONTRO con gli ARTISTI: venerdì 10 gennaio alle 17.30 alla MeM / Mediateca del Mediterraneo in via Mameli a Cagliari, Paolo Poli, eclettico attore e cantante, regista e drammaturgo, tra i maestri della scena italiana dialogherà con il giornalista e critico del Manifesto Gianfranco Capitta e incontrerà il pubblico per un nuovo appuntamento con “Oltre la Scena”. Ingresso libero (fino a esaurimento posti)

Omaggio a una figura emblematica della letteratura italiana dell'Ottocento, tra le voci più significative del Decadentismo (insieme a Gabriele D'Annunzio) “Aquiloni” è uno spettacolo caleidoscopico, in cui allusioni maliziose e numeri “en travesti” si alternano all'immediatezza e semplicità di un dire in versi che mette in luce l'essenza della poesia.
«C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole,/ anzi d'antico:  io vivo altrove, e sento/ che sono intorno nate le viole....»: l'incipit famoso de “L'aquilone” di Pascoli sembra racchiudere la nostalgia dell'infanzia, con l'allegria dei giochi, e il primo dolore, il primo distacco, quasi un presagio di tutto il dolce e l'amaro dell'esistenza. C'è il riflesso del «sole così chiaro», e il desiderio de «gli albicocchi in fiore» pure se «E' l'estate fredda, dei morti», nel “Novembre” descritto in Myricae; e conquistano il ritmo allegro e l'incedere brioso di quell'«Oh! Valentino vestito di nuovo,/ come le brocche dei biancospini!», con i nudi piedini e la beata incoscienza dell'età, che lo fa «come l'uccello venuto dal mare,/ che tra il ciliegio salta, e non sa/ ch'oltre il beccare, il cantare, l'amare,/ ci sia qualch'altra felicità.»
Versi noti, che si rincorrono nella memoria, letti o imparati tra i banchi di scuola, fanno pendant con  pagine meno frequentate: «Benedetto Croce aveva elogiato Myricae, le prime poesie di Pascoli,  che son quelle che più o meno tutti conoscono», sottolinea Paolo Poli: «Ebbene, accanto a queste ho messo delle poesie che affrontavano degli argomenti nuovi, per esempio l'emigrazione. È stato il primo poeta che ha parlato degli emigranti». Poi, da buon fiorentino, riconosce il fatto (e il merito) che «essendo egli romagnolo si è impadronito del dialetto toscano. Va bene che in quel momento tutti toscaneggiavano perché si sapeva che il Manzoni era venuto a Firenze a “risciacquare i panni”...  per fare una lingua più bella. Ma era anche una grande ricerca da parte di questi letterati per fare l'Unità d'Italia». E pur in queste note, che potrebbero parere quasi frivole, nel tono volutamente scanzonato e leggero di Poli,  affiorano le tracce della Storia e la temperie culturale e politica dell'Italia postunitaria: dopo gli ardori rivoluzionari e gli ideali del Risorgimento, son gli intellettuali ad assumersi la responsabilità di riunire gli italiani in un unico popolo, con una sola lingua e una comune identità (il che non significa annullare le differenze, ma creare una nuova koinè).

Iridescenti e lievi, gli “Aquiloni” di Paolo Poli offrono la rara occasione di confrontarsi con Giovanni Pascoli e la sua poetica del faciullino, riscoprire la figura e le opere, il pensiero e l'arte “rivoluzionaria” di uno dei massimi autori italiani, troppo spesso confinato nello spazio delle aule e nelle sintesi manualistiche, e gustare, pur in un clima ludico e quasi scherzoso, il piacere della poesia. Apprezzato dalla critica letteraria – Benedetto Croce preferì le rime giovanili, Gianfranco  Contini ne sottolineò il plurilinguismo, mentre Pier Paolo Pasolini colse la dicotomia psicologica -  il Pascoli ha influenzato la cultura e la tradizione poetica italiana: attraverso i suoi testi, «lo spettacolo intende evocare la magia memoriale e la saldezza linguistica nelle figure contadine di un'Italia ancora gergale».
Scenari pittorici e richiami stilistici alla Bella Epoque, fanno da sfondo a un intrigante e divertito viaggio, in cui non mancano strali satirici e spunti di critica sociale, ma sempre offerti con la grazia di un sorriso: uno spettacolo coloratissimo, brioso e pieno di ritmo, per riflettere sul passato e sul presente, sul destino della civiltà e sull'infaticabile amore per la guerra (tra riverberi colonialistici e gloriose millanterie) pur sotteso a quella parentesi di relativa pace, in Europa, prima dell'inizio del primo conflitto mondiale.
“Aquiloni” è anche un'occasione rara per apprezzare dal vivo, una volta di più, la verve e il talento istrionico e camaleontico di un maestro della scena Paolo Poli, la sua intelligenza artistica, la sua sensibilità e fantasia. Lo spettacolo è anche testimonianza di un prezioso sodalizio con il grande scenografo Lele Luzzati (raccontato da Marina Romiti nel volume “Paolo Poli e Lele Luzzati. Il Novecento è il secolo nostro”). E per chi fosse curioso di aneddoti e segreti della vita di un artista, c'è pure la curiosa e sapida (auto)biografia di Paolo Poli, che si racconta con la consueta innocente malizia d'eterno fanciullo a Pino Strabioli in “Sempre fiori, mai un fioraio”.

INFO & BIGLIETTI
CAGLIARI/ Teatro Massimo
Biglietti
Serali                                   intero                           ridotto
primo settore                      € 30                              € 24
secondo settore                 € 25                              € 19
loggione                               € 15                              € 10

Pomeridiane                       € 16                               € 12

Biglietteria: cell. +39 345.4894565  - biglietteria@cedacsardegna.it -
info cedac@cedacsardegna.it - www.cedacsardegna.it

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